L’ettroencefalogramma, noto anche come EEG, è uno strumento fondamentale nella diagnosi di una vasta
gamma di disturbi neurologici, come l’epilessia e viene frequentemente prescritto anche ai pazienti oncologici.
Si tratta di un esame non invasivo che registra l’attività elettrica del cervello attraverso elettrodi posizionati
sul cuoio capelluto, fornendo preziose informazioni sulla funzione cerebrale.
Epilessia e disturbi convulsivi
Durante un attacco epilettico, il cervello manifesta pattern anomali di attività elettrica, identificabili tramite
EEG, questo metodo consente di distinguere vari tipi di epilessia e disturbi convulsivi, come le crisi focali e
generalizzate.
Le crisi focali sono caratterizzate da un’attività epilettiforme localizzata in una specifica area del cervello, possono manifestarsi con movimenti involontari di una parte del corpo, alterazioni sensoriali o stati di confusione; le crisi generalizzate, invece, coinvolgono entrambi gli emisferi cerebrali e possono manifestarsi con perdita di coscienza, convulsioni tonico-cloniche o altri sintomi generalizzati.
Questo strumento, inoltre, può essere utilizzato per identificare altre forme di epilessia meno comuni, come l’epilessia assenza, caratterizzata da brevi episodi di assenza e perdita di coscienza, o l’epilessia mioclonica, caratterizzata da brevi scosse muscolari involontarie.
Disturbi del sonno
I disturbi del sonno rappresentano un altro ambito in cui l’elettroencefalogramma rivela la sua utilità, è fondamentale per l’analisi delle attività cerebrali durante il sonno, consentendo agli specialisti di identificare anomalie significative associate a disturbi come l’apnea del sonno, la narcolessia e altri disturbi del sonno parasomnici.
Nel caso dell’apnea del sonno, l’EEG può evidenziare alterazioni nell’attività cerebrale correlate all’interruzione respiratoria durante il sonno, aiutando così nella diagnosi e nella gestione della condizione, mentre, per la narcolessia, può mostrarne segni distintivi come la presenza di sonno REM durante le fasi di veglia, contribuendo così alla conferma diagnostica.
Infezioni cerebrali
Le infezioni cerebrali rappresentano un campo cruciale per l’applicazione dell’elettroencefalogramma, poiché questa tecnica fornisce informazioni preziose sulla funzione cerebrale durante l’evolversi di tali condizioni.
L’esame consente di individuare pattern anomali nell’attività elettrica del cervello, che possono indicare processi infiammatori come l’encefalite virale e batterica, è uno strumento fondamentale anche per la diagnosi differenziale, poiché i sintomi delle infezioni cerebrali, come confusione mentale, alterazioni dello stato di coscienza o convulsioni, possono essere simili ad altre condizioni neurologiche.
Lesioni cerebrali
Durante un evento traumatico, come un incidente stradale o una caduta, il cervello può subire lesioni dirette o indirette, causando disfunzioni neurali e alterazioni dell’attività elettrica, l’elettroencefalogramma può registrare pattern anomali quali spike, sharp wave e slow wave, che sono
indicativi di danni cerebrali acuti.
Questi cambiamenti nell’attività elettrica del cervello possono variare a seconda della gravità e della localizzazione della lesione, consentendo agli specialisti di valutare la gravità del trauma e di prendere decisioni terapeutiche tempestive.
In ambiente di emergenza, l’esame può essere utilizzato per monitorare lo stato neurologico del paziente e guidare le decisioni terapeutiche immediate, come l’avvio di interventi chirurgici o il trattamento farmacologico per ridurre il rischio di complicanze a breve e lungo termine, inoltre, può essere impiegato nel monitoraggio continuo dei pazienti con lesioni cerebrali gravi in unità di terapia intensiva, fornendo informazioni cruciali sulla funzione cerebrale e sull’evoluzione del quadro clinico nel tempo.
Disturbi degenerativi
I disturbi neurodegenerativi, tra cui l’Alzheimer e il Parkinson, rappresentano sfide significative nella diagnosi e nella gestione clinica a causa della loro complessità e della mancanza di marcatori biologici definitivi, sebbene l’EEG non sia in grado di confermarne definitivamente la presenza, può offrire indicazioni preziose sull’attività cerebrale che supportano la diagnosi differenziale.
Nei pazienti con Alzheimer, ad esempio, l’elettroencefalogramma può rilevare alterazioni nell’attività elettrica del cervello, come la presenza di onde lente o l’assottigliamento delle onde alfa, che sono associate alla progressione della malattia, mentre, nel caso del morbo di Parkinson, può evidenziare specifici pattern di attività cerebrale, come l’attività beta aumentata o la sincronizzazione anomala delle onde cerebrali, che possono essere indicative della presenza della malattia.
Questa tecnica viene utilizzata anche per monitorare la progressione della malattia e sull’efficacia delle
terapie farmacologiche e non farmacologiche nel rallentare il declino cognitivo e motorio.
Tuttavia, è importante sottolineare che l’interpretazione dell’EEG nei disturbi neurodegenerativi richiede un
approccio multidisciplinare e l’integrazione con altri dati clinici e diagnostici non può sostituire i metodi
diagnostici standard, come l’analisi neuropsicologica, l’imaging cerebrale e i test genetici, ma può essere un
utile complemento nella valutazione globale del paziente.
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